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Segantini, ritorno alla natura. L’artista che ha incantato l’Europa nel documentario di Francesco Fei

«Ho chiesto al fiore il perché della bellezza di tutte le cose. E il fiore mi ha risposto profumando il mio spirito d’amore»

La vita, quella di un ragazzino orfano arrestato per vagabondaggio. L’amore, quello del pittore alle prime armi per la sua giovane modella. E l’arte, quella che ha incantato tutta l’Europa. Sono tante le chiavi di lettura a cui si presta Segantini, ritorno alla natura, docu-film del regista Francesco Fei, in sala il 17 e 18 gennaio. Un racconto delicato e purissimo, interpretato dall’attore Filippo Timi, e accompagnato dai commenti di Annie Paule Quinsac (critica d’arte), Gioconda Leykauf-Segantini (nipote dell’artista), Franco Marrocco (direttore dell’Accademia di Brera) e Romano Turrini (storico).

Scritto a sei mani da Francesco Fei, Federica Masin e Roberta Bonazza, e distribuito da Nexo Digital in collaborazione con Sky Arte HD e MYmovies.it, il film è un poetico invito a riscoprire l’arte di un pittore unico e a lasciarsi incantare dalla sua bellezza.

«Ho scoperto e amato fin da subito l’arte di Segantini visitando la Galleria d’Arte Moderna di Milano», spiega il regista. «Il suo messaggio è al tempo stesso classico ed estremamente contemporaneo. Anche la vita di Segantini possiede la medesima potenza, lo stesso fascino. Nato poverissimo, orfano a cinque anni, analfabeta, rinchiuso in un riformatorio a dieci anni, apolide per tutta la vita, riuscì, con la sua volontà e le sue capacità, a diventare uno dei pittori più importanti del simbolismo europeo. Inoltre con la sua compagna, Bice Bugatti, diede vita ad una storia bellissima d’amore. Come si legge nel piccolo cimitero di Maloja, dove riposano per sempre insieme: arte e amore vincono il tempo»

In Segantini, ritorno alla natura c’è tutto. C’è la vita ardentemente vissuta da un uomo singolare, eccentrico e solitario. C’è l’arte potentissima delle sue creazioni nelle quali entriamo trascinati dal regista, penetrando nei colori, nella tela e nella materialità dell’opera. Scavando così a fondo da riemergere nella natura, quella vera, dei luoghi vissuti dall’artista. E poi ci sono le parole di Segantini, la profondità e l’intelligenza dei sui scritti che caldamente ci accompagnano nel suo pensiero e ci rivelano la sua grandezza.

«Non lasciai mai oziare né la mente né il cuore, e da loro compresi il segreto della vita e dell’amore»

Arnaldo Pomodoro, Le battaglie, 1995 fiberglass con polvere di grafite, 320 x 1200 x 65 cm (foto Dario Tettamanzi) una delle opere iesposte in occasione della grande mostra in onore allestita a Palazzo Reale dal 30 novembre al 5 febbraio in onore di Amaldo Pomodoro, Roma, 20 Novembre 2016. ANSA/ US



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Arnaldo Pomodoro a Palazzo Reale

Arte Rivista – Lo sappiamo tutti che ormai i tempi sono maturi solo per cominciare a far regali e ad appendere le palline agli abeti, ma senza dubbio passeggiando con i sacchetti satinati della Rinascente non avrete potuto fare a meno di notare dei luccichii in Piazzetta Reale. Ebbene, che succede? Accade che il maestro Arnaldo Pomodoro quest’anno per i suoi novant’anni si merita un regalo degno di nota.

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Nel 2016 un sondaggio ha rilevato che tra le opere d’arte in cui i cittadini milanesi riconoscevano la propria identità-città ne presenziava una di Pomodoro e dunque quale miglior città potrebbe augurargli “buon compleanno”?

Un percorso a tappe per le strade di Milano rende omaggio all’artista a partire appunto dalla Piazzetta Reale con The Pietrarubbia Group, un’opera ambientale composta da sei elementi realizzati dal ’75 al 2015, legandosi immancabilmente alle origini di Pomodoro. La visita può continuare alla Triennale, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro e al Museo Poldi Pezzoli con la Sala delle Armi dedicata alla passione di Pomodoro per il teatro.

Arnaldo Pomodoro, Le battaglie, 1995 fiberglass con polvere di grafite, 320 x 1200 x 65 cm (foto Dario Tettamanzi) una delle opere iesposte in occasione della grande mostra in onore allestita a Palazzo Reale dal 30 novembre al 5 febbraio in onore di Amaldo Pomodoro, Roma, 20 Novembre 2016. ANSA/ US +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++ +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++

Il cuore di tutta l’iniziativa rimane però l’incanto dell’esposizione a Palazzo Reale, nel fascino drammatico e senza tempo della Sala delle Cariatidi. L’allestimento è essenziale, ma il risultato è fuori dagli schemi: un fascio di luce investe gli occhi, superfici lucenti si stagliano nella penombra della sala, in una danza tra antico e contemporaneo che non avverte il passare del tempo. L’ambientazione e l’opera del maestro stridono a tal punto da innamorarsi.

Il talento della curatrice Ada Masoero  e le scelte adoperate da Pomodoro stesso permettono allo spettatore di toccare con mano il percorso artistico e di vita dell’artista dal 1955 ad oggi, costellato dai suoi capisaldi.

Inevitabile è sentirsi quasi invisibili di fronte alle dimensioni che ci troviamo di fronte, soprattutto giunti al fondo della sala, dinnanzi all’imponente rilievo “Le battaglie”.

Il progetto è completato da un itinerario artistico che collega più punti della città, da Piazza Meda, Largo Greppi, all’ingresso al Labirinto costruito nei sotterranei di via Solari 35.

labirinto

Durante il periodo della mostra a Palazzo Reale è possibile visitare virtualmente il Labirinto, attraverso un’esperienza multisensoriale progettata nella Sala degli Arazzi.

Apre il 20 maggio a Vigevano il nuovo spazio espositivo permanente dedicato a Leonardo da Vinci, allestito da Migliore e ServettoLeonardiana. Un museo nuovo: schizzo di Ico Migliore (Courtesy Migliore+Servetto Architects)

LEONARDIANA A VIGEVANO

Arte Rivista – Vigevano

Nella magica location della corte riaperta al pubblico di Ludovico il Moro, nel Castello di Vigevano, si è inaugurato il 20 maggio 2016 una nuova esperienza espositiva: “Leonardiana”, un creativo panorama dell’intera opera di Leonardo da Vinci. 

Il progetto realizzato sotto la supervisione di Carlo Pedretti, esperto di codici e disegni vinciani è frutto della collaborazione tra enti pubblici e privati; gli allestimenti, ideati come permanenti, sono stati concepiti dallo studio milanese Migliore+Servetto Architects.

L’intento è di creare un punto di riferimento sull’artista a partire dal soggiorno a Vigevano fino all’epopea milanese: “Leonardiana” presenta la raccolta facsimile di disegni, dipinti e taccuini realizzati nel corso della vita di Leonardo.

L’ambiziosa realizzazione risulta cruciale in un’epoca dove la tecnologia tende a dominare ogni aspetto della vita e l’arte cerca di farsi spazio con tutte le sue forze. Ecco infatti Leonardo, connubio perfetto tra innovazione e bellezza.

Per saperne di più: http://www.leonardiana.it/

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That’s Contemporary: facciamo il punto sull’arte contemporanea

Arte Rivista – Milano

Facciamo due chiacchiere con chi nell’arte contemporanea è immersa fino al collo: Simona Squadrito, curatrice e critica d’arte.

Simona partecipa attivamente a That’s contemporary, organizzazione non profit nata nell’ottobre 2011 ad opera di Francesca Baglietto e Giulia Restifo, una novità tutta fatta di cultura ed eventi. Decidono di sviluppare progetti e di tenerci sempre informati sul mondo dell’arte, con eventi, mostre, interviste ad artisti e curatori e pubblicazioni.

That’s contemporary vince gli European Design Award 2012, riceve il supporto da Regione Lombardia e si aggiudica il bando Funder35 di Fondazione Cariplo 2015; insomma, con loro c’è poco da scherzare.

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L’arte contemporanea spesso è qualcosa di molto concettuale, c’è volontà di non far passare un messaggio immediato? La chiarezza non è più di moda?

“Non sappiamo se la chiarezza sia di moda o meno, in realtà non sempre nel corso della storia dell’arte i movimenti e le correnti artistiche sono state immediatamente comprese. Con questo non voglio difendere certe derive dell’arte contemporanea!

Alla fine degli anni ‘50 Arnold Hauser scrisse che il compito attuale dell’arte e degli artisti era quello di provare ad allargare gli orizzonti delle masse odierne: «La via che conduce a una vera comprensione dell’arte passa per la cultura. Non la forzata semplificazione dell’arte, ma l’educazione del giudizio estetico è il mezzo per evitare ch’essa sia continuamente monopolizzata da un’infima minoranza.» Ecco, That’s contemporary si trova ad affrontare il difficile compito di valorizzare l’arte, farla arrivare al pubblico senza per questo semplificarla e adeguarla alle ristrettezze mentali che la realtà quotidiana impone. La nostra risposta alle nuove esigenze culturali è stata quella di creare degli strumenti per facilitare la fruizione dell’arte contemporanea. Diamo al pubblico la possibilità di familiarizzare con gli artisti”.

Lo scandalo e l’orrido sono arte?

“L’arte si è emancipata da  tempo dall’obbligo di presentarsi come qualcosa di bello. Con il tempo le stesse categorie estetiche si sono adeguate al linguaggio dell’arte. Per fare un esempio estremamente chiaro: non possiamo dire che l’orinatoio di Duchamp sia bello, sarebbe un’affermazione del tutto inadeguata. Le vecchie categorie e giudizi estetici risultano inadatti, in quanto sarebbe a dir poco ridicolo lodare le forme dell’orinatoio, come a nessuno verrebbe in mente di giudicare la qualità della manifattura di questo oggetto. Nel corso della storia, movimenti artistici e singole opere hanno suscitato scandalo, la storia dell’arte è piena di esempi famosi. Gli stessi Impressionisti, adesso amati da tutti, furono ridicolizzati al tempo delle loro prime esposizioni, scandalosi furono i Fauves, non c’è da meravigliarsi. Lo scandalo e l’orrido in sé, ovviamente, non sono arte, ciò non toglie che un’opera d’arte possa risultare scandalosa o orrida”.

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Parliamo dell’ondata di hype attorno all’arte contemporanea.

Nonostante l’arte contemporanea sia un settore molto esclusivo, negli ultimi trent’anni è diventato un fenomeno di largo consumo. Il critico d’arte Marco Meneguzzo individua negli anni ottanta il “turning point”, il momento in cui inizia il fenomeno della globalizzazione artistica, ovvero, quando l’arte inizia a diventare un business economico e un fenomeno collettivo. Da quel momento musei di arte contemporanea, gallerie, spazi no-profit hanno segnalato un notevole incremento, soprattutto in quei paesi come Cina, Brasile, Russia, India, che hanno capito come l’arte contemporanea possa trasformare a livello internazionale l’immagine di una nazione. Anche That’s contemporary risponde a questa ondata di interesse, ha infatti compreso quanto fosse importante per la città di Milano mostrare il suo volto contemporaneo e innovativo soprattutto grazie alla  presenza di una scena artistica sempre più vivace”.

Per saperne di più: https://www.thatscontemporary.com