1 giugno 2016
CATEGORIA: Arte Italiana

That’s Contemporary: facciamo il punto sull’arte contemporanea

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Arte Rivista – Milano

Facciamo due chiacchiere con chi nell’arte contemporanea è immersa fino al collo: Simona Squadrito, curatrice e critica d’arte.

Simona partecipa attivamente a That’s contemporary, organizzazione non profit nata nell’ottobre 2011 ad opera di Francesca Baglietto e Giulia Restifo, una novità tutta fatta di cultura ed eventi. Decidono di sviluppare progetti e di tenerci sempre informati sul mondo dell’arte, con eventi, mostre, interviste ad artisti e curatori e pubblicazioni.

That’s contemporary vince gli European Design Award 2012, riceve il supporto da Regione Lombardia e si aggiudica il bando Funder35 di Fondazione Cariplo 2015; insomma, con loro c’è poco da scherzare.

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L’arte contemporanea spesso è qualcosa di molto concettuale, c’è volontà di non far passare un messaggio immediato? La chiarezza non è più di moda?

“Non sappiamo se la chiarezza sia di moda o meno, in realtà non sempre nel corso della storia dell’arte i movimenti e le correnti artistiche sono state immediatamente comprese. Con questo non voglio difendere certe derive dell’arte contemporanea!

Alla fine degli anni ‘50 Arnold Hauser scrisse che il compito attuale dell’arte e degli artisti era quello di provare ad allargare gli orizzonti delle masse odierne: «La via che conduce a una vera comprensione dell’arte passa per la cultura. Non la forzata semplificazione dell’arte, ma l’educazione del giudizio estetico è il mezzo per evitare ch’essa sia continuamente monopolizzata da un’infima minoranza.» Ecco, That’s contemporary si trova ad affrontare il difficile compito di valorizzare l’arte, farla arrivare al pubblico senza per questo semplificarla e adeguarla alle ristrettezze mentali che la realtà quotidiana impone. La nostra risposta alle nuove esigenze culturali è stata quella di creare degli strumenti per facilitare la fruizione dell’arte contemporanea. Diamo al pubblico la possibilità di familiarizzare con gli artisti”.

Lo scandalo e l’orrido sono arte?

“L’arte si è emancipata da  tempo dall’obbligo di presentarsi come qualcosa di bello. Con il tempo le stesse categorie estetiche si sono adeguate al linguaggio dell’arte. Per fare un esempio estremamente chiaro: non possiamo dire che l’orinatoio di Duchamp sia bello, sarebbe un’affermazione del tutto inadeguata. Le vecchie categorie e giudizi estetici risultano inadatti, in quanto sarebbe a dir poco ridicolo lodare le forme dell’orinatoio, come a nessuno verrebbe in mente di giudicare la qualità della manifattura di questo oggetto. Nel corso della storia, movimenti artistici e singole opere hanno suscitato scandalo, la storia dell’arte è piena di esempi famosi. Gli stessi Impressionisti, adesso amati da tutti, furono ridicolizzati al tempo delle loro prime esposizioni, scandalosi furono i Fauves, non c’è da meravigliarsi. Lo scandalo e l’orrido in sé, ovviamente, non sono arte, ciò non toglie che un’opera d’arte possa risultare scandalosa o orrida”.

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Parliamo dell’ondata di hype attorno all’arte contemporanea.

Nonostante l’arte contemporanea sia un settore molto esclusivo, negli ultimi trent’anni è diventato un fenomeno di largo consumo. Il critico d’arte Marco Meneguzzo individua negli anni ottanta il “turning point”, il momento in cui inizia il fenomeno della globalizzazione artistica, ovvero, quando l’arte inizia a diventare un business economico e un fenomeno collettivo. Da quel momento musei di arte contemporanea, gallerie, spazi no-profit hanno segnalato un notevole incremento, soprattutto in quei paesi come Cina, Brasile, Russia, India, che hanno capito come l’arte contemporanea possa trasformare a livello internazionale l’immagine di una nazione. Anche That’s contemporary risponde a questa ondata di interesse, ha infatti compreso quanto fosse importante per la città di Milano mostrare il suo volto contemporaneo e innovativo soprattutto grazie alla  presenza di una scena artistica sempre più vivace”.

Per saperne di più: https://www.thatscontemporary.com

Articolo scritto da:
Vanessa Martinoli

Vanessa Martinoli

Con la passione per il colore dal 1994, tra Varese e Milano trova l'habitat ideale dove coltivare la scrittura e la passione per l'arte in ogni sua forma. Laureanda in Lettere moderne non smette di credere in un futuro professionale costellato di vernissage e carta stampata.
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