10 aprile 2016

miart16, per chi c’era e per chi no

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Arte Rivista – Milano

Reduci da una settimana a dir poco impegnata Miart chiude i battenti registrando anche quest’anno un indiscusso successo. Giunta alla ventunesima edizione la Signora di Fieramilanocity ha condotto a Milano collezionisti col papillon e amatori da tutto il mondo.

Tra aperture straordinarie di gallerie e fondazioni, eventi collaterali Milano si è mostrata al mondo come polo del pensiero creativo, nonché riferimento per la cultura internazionale.

 

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Novità dell’edizione 2016 è stata Decades, una passeggiata nel Ventesimo secolo, scandita per decenni. La prima decade propone una selezione, realizzata dalla Società di Belle Arti di Viareggio e Cortina d’Ampezzo, di artisti italiani, i grandi maestri del novecento del calibro di de Chirico e de Pisis; il contributo di Gian Enzo Sperono ci guida alla scoperta degli anni ’30 e ’40, proseguendo poi per addentrarci negli anni ’50 rappresentati dal contributo della galleria inglese Blain Southern con le sculture di Lynn Chadwick. Gli anni ’60 sono dedicati a Piero Manzoni, celebrato dal gallerista Michael Werner e ad Aldo Mondino, di cui viene riproposta la mostra d’apertura della galleria Stein. Emilio Vedova con De America è il protagonista degli anni ’70, insieme con alcuni lavori fotografici della galleria di Richard Saltoun; approdiamo ai mitici anni ’80, dove l’attualità dei temi trattati sconvolge e grida dalle pareti: la galleria Wilkinson di Londra offre una rara selezione di opere di confronto, dibattito e preoccupazione su società urbana, identità sociale, sessuale e gender, un’analisi antropologica affrontata da Joan Jonas, Jimmy De Sana, Laura Simmons e altri. Decades si chiude con Stefano Arienti e il suo segno lasciato negli anni Novanta.

 

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Dal 2013 sono invece presenti le sezioni Established, divisa in Master e Contemporary, THENnow, che vede esporre otto coppie di gallerie in costante dialogo tra storia e attualità, un confronto tra un artista memorabile e uno di una generazione più recente. Emergent dedicata a sedici gallerie internazionali si concentra sulla ricerca artistica delle giovani generazioni, infine la sezione Object dedicata alla selezione di oggetti di design dal gusto contemporaneo, limited edition e concepiti come opere d’arte.

 

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Miart non è solo esposizione, è azione e pensiero, con numerose installazioni con cui interagire e uscire, almeno mentalmente, dalle pareti della fiera.

Un caso fra tanti è la galleria Sadie Coles che con l’opera di Darren Bader sfida il pubblico:

“Questi non sono gli scacchi che ti aspetti.

Le partite verranno giocate su una scacchiera di 4,5×4,5 metri.

Al posto di pezzi e pedoni verranno usate delle scarpe, ma le regole rimarranno le stesse”.

Articolo scritto da:
Vanessa Martinoli

Vanessa Martinoli

Con la passione per il colore dal 1994, tra Varese e Milano trova l'habitat ideale dove coltivare la scrittura e la passione per l'arte in ogni sua forma. Laureanda in Lettere moderne non smette di credere in un futuro professionale costellato di vernissage e carta stampata.
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