Quando la copertina di un disco diventa icona artistica
Arte Rivista – New York
Il disco in vinile viene introdotto negli Stati Uniti nel 1948 e, da mero supporto musicale, diventa ben presto un oggetto artistico da collezione. La svolta avviene nel 1967 con la copertina di “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club” dei Beatles: realizzata dagli artisti Jann Hawort e Peter Blake, vince un Grammy come migliore copertina e inaugura così l’era delle cover artistiche.
Lo stesso anno Andy Warhol, icona della Pop Art, realizza la copertina di The Velvet Undergound & Nico: il disegno della celebre banana su sfondo bianco.
La produzione di Warhol per le cover di vinili si intreccia alla sua stessa evoluzione artistica: tra gli anni ’70 e ’80 crea per i Rolling Stones la copertina di “Sticky fingers” e di “Love you live”, per John Lennon quella di “Menlove Ave”, collabora con Aretha Franklin e Liza Minnelli, solo per citarne alcuni.
Presto alcune cover artistiche dei vinili diventano vere e proprie icone: è il caso ad esempio della copertina dell’album “Houses of the Holy” dei Led Zeppelin o di “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd, entrambe realizzate nel 1973 dal fotografo e designer Storm Thorgerson.
Con l’avvento delle musicassette e successivamente con l’uso sempre più capillare di supporti digitali, il fascino del disco come opera d’arte e oggetto da collezione è andato sfumando, ma troviamo ancora alcuni esempi di icone più recenti: chi non si ricorda la copertina del disco “Nevermind” dei Nirvana (1991) realizzata dal fotografo Kirk Weddle?