#TorinoFilmFestival: The Final Girls di Todd Strauss-Schulson

Arte Rivista – Torino
Presentato al South by Southwest lo scorso marzo e giunto lo scorso mese sui grandi schermi americani, The Final Girls di Todd Strauss-Schulson si propone al grande pubblico italiano in occasione del Torino Film Festival, per la sezione After Hours.
«Amo il cinema e mi piaceva l’idea di fare un film in cui qualcuno rimane intrappolato in un film e in cui gli stereotipi del cinema non ti mollano… Mi ricordo quando da ragazzino andavo al videostore tutti i giorni e cercavo di noleggiare ogni titolo della sezione horror. […] The Final Girls è un rimando comico a quei titoli, con la recitazione pessima, i costumi improbabili e tutto il resto. Ma è anche un film sul cinema e sui cinefili. Volevo che trasparisse la gioia assoluta della regia cinematografica: gran parte dell’essenza del film risiede nel tono e nel modo in cui è stato diretto».
A tre anni dalla morte della madre Amanda Cartwright (Malin Akerman), Max (interpretata da Taissa Farmiga, la Violet della serie-tv American Horror Story: Muder House) partecipa in qualità di ospite d’onore ad una proiezione di Camp Bloodbath, un horror b-movie che ha segnato gli esordi da attrice e scream queen della madre. Scoppiato un incendio in sala, Max si farà strada aprendo un varco all’interno dello schermo ritrovandosi così catapultata nell’universo filmico di Camp BloodBath in compagnia della migliore amica Gertie (Alia Shawkat), Chris (Alexander Ludwig, noto per la serie Vikings), il nerd di turno Duncan (Thomas Middleditch) e la mean girl Vicki (Nina Dobrev).
«Oooh, I love legends! Loch Ness, Bigfoot, Bon Jovi… all of ’em!»
Il regista Americano Todd Strauss-Schulson (A Very Harold & Kumar Christmas), dona vita alla sceneggiatura di Mark Fortin e Josh Miller per un’opera tra horror e commedia che si muove tra i due generi con dimestichezza e nostalgia. Sulle mosse di film come “The Cabin in the Woods”, “Tucker & Dale vs. Evil” o la serie cinematografica di “Scream”, The Final Girls (il cui titolo rimanda alle ultime ragazze, le superstiti finali che fronteggiano vittoriose il killer di turno) si articola tra continue citazioni al genere (dal villain Billy Murphy armato di machete con non poche assonanze al Jason di Venerdì 13), cliché (con personaggi stereotipati) e ancora una satira sugli schemi e il linguaggio del genere, dal classico e tempestivo intervento del killer seriale nelle scene di nudo, qui invano prevenute, all’irrompere fisicamente nella scena dei titoli di coda o dei sottotitoli.
Che il futuro non ci riservi forse un seguito, d’altronde «the sequel is so much cooler than the original».
