#TorinoFilmFestival: Symptoma di Angelos Frantzis
Arte Rivista – Torino
Dopo In the Woods (2010), il regista e videoartista greco Angelos Frantzis torna al Torino Film Festival (giunto ormai alla sua trentatreesima edizione e prossimo al suo termine con la serata di chiusura prevista sabato 28 Novembre) con la sua opera quarta, presentata in anteprima italiana all’interno della sezione Onde.
Un oscura e primordiale presenza mistica incombe su una piccola isola delle Cicladi manifestandosi in figure mascherate seminatrici di terrore e violenza. Una di queste, vestita con un giubbotto di pelle ed una grottesca maschera caprina (smentiti quindi tutti i supposti riferimenti ai rabbits Lynchiani), viene fronteggiata dalla comunità che gli darà la caccia sotto la guida e comando della giovane Elektra (Katia Goulioni).
«Symptoma parla dei nostri demoni interiori. È un saggio poetico sul lato sconosciuto e oscuro dell’esistenza. Le sue radici affondano nel genere fantasy e l’aria che respira è quella del melodramma. Il film si immerge nell’inconscio di una donna, solo per rivelare il sintomo dell’eterna lotta tra istinto e morale».
Come dichiarato dal regista, presente a Torino per la presentazione del lungo, Symptoma trae spunto da una serie di sogni ricorrenti, o preferibilmente incubi, matrici di quella che si presenta ai nostri occhi come un’opera mistica ed allegorica dalle molteplici interpretazioni e chiavi di lettura. Senza escludere quella politica e sociale (alla luce soprattutto dei recenti eventi che attanagliano l’economia e il popolo greco), l’interpretazione può essere allo stesso modo psicologica quale riflessione sul concetto di comunità e fratellanza, quanto piuttosto sul senso di colpa lasciando sempre margini indefiniti tra realtà e mera immaginazione.
Una sequenza del film, che colpisce per un realismo e una razionalità che contrastano i toni surreali predominanti nella pellicola, risulta particolarmente rivelatrice rispetto alla figura di Elektra di cui viene svelato il passato e i moventi che la rendono così agguerrita verso la creatura estranea. Ma ancor più eloquente è il dibattito che si crea attorno ad una tavola imbandita, in cui si deplora l’istinto in quanto tale e gli inevitabili risvolti distruttivi verso cui conduce le nuove generazioni.
Marina Abramović, Pina Bausch e Athina Rachel Tsangari sono solo alcuni dei nomi che vengono alla memoria dinnanzi al delirio figurativo di Symptoma in cui scenografie desolate ed essenziali (dalla discarica, ad una cava o ancora una stanza dall’arredamento minimale) fanno da sfondo alle performance di personaggi che attraverso ferite autoinflitte e prove fisiche cercano la redenzione nella carne e nella mente.