#TorinoFilmFestival: Illegitimate di Adrian Sitaru

Bucarest. Durante una cena di famiglia, quattro fratelli scoprono che il padre, durante il regime di Ceausescu, segnalava le donne che volevano abortire. E ancora oggi è convinto delle sue scelte. Sconvolti da questa notizia, in famiglia scoppia la discussione e vengono a galla segreti molto più profondi.
Grande promessa del Nuovo Cinema romeno e membro della giuria alla trentaquattresima edizione del Torino Film Festival, Adrian Sitaru approda nel capoluogo piemontese con gli ultimi due lungometraggi, per la sezione Festa Mobile: Fixeur (The Fixer) ed Ilegitim (Illegitimate). Presentato al Festival internazionale del Cinema di Berlino, Illegitimate è un dramma familiare che ripropone la difficile questione dell’aborto e le sue relative implicazioni morali.
Con un ritorno ad un progetto indipendente, Adrian Sitaru confeziona un prodotto a basso budget, girato nel corso di due sole settimane e concepito in uno stile documentario per ricreare un’atmosfera ovattata di realismo.
Arduo non ripensare alla Palma d’oro 4 Mesi, 3 Settimane, 2 Giorni di Cristian Mungiu, anche se forse il paragone con un’opera ben più controversa risulta inappropriato poiché Sitaru pone la questione dell’aborto in un confronto familiare ed intragenerazionale tra quattro figli ed un padre (interpretato da un magnifico Adrian Titieni) che non sembra mostrare un pentimento rispetto agli atti compiuti sotto il regime di Ceausescu. A complicare ulteriormente l’equilibrio familiare, Sasha (Alina Grigore) si scopre incinta a seguito di un rapporto (poco chiaro da quanto duri la relazione) con il fratello gemello Romeo (Robi Urs).
Un’opera che pone sicuramente al suo centro interrogativi di natura morale, che rintracciano e svelano ipocrisie e che, attraverso le differenti prospettive dei protagonisti, rimettono in discussione i confini di giusto e sbagliato.
