26 novembre 2016
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#TorinoFilmFestival: Eshtebak/Clash di Mohamed Diab

Clash

2011. La Rivoluzione Egiziana porta al termine una Presidenza durata 30 anni.
2012. Il neo-eletto Presidente è membro di un’associazione islamica, i Fratelli Musulmani.
2013. In milioni scendono in piazza per manifestare contro il nuovo Presidente nella più grande rivolta della storia egiziana.

Nei giorni e nelle settimane che seguirono, scontri sanguinolenti scoppiarono per tutte le strade dell’Egitto, contrapponendo i Fratelli Musulmani contrari alla deposizione di un Presidente eletto democraticamente, ai sostenitori delle forze militari.

Queste le premesse introduttive che anticipano i titoli di testa e contestualizzano storicamente i fatti narrati in Eshtebak (Clash) di Mohamed Diab, film di apertura di Un Certain Regard alla scorsa edizione del Festival di Cannes ed oggi al suo esordio italiano al Torino Film Festival, per la sezione Festa Mobile. Un lungometraggio frutto di quattro anni di duro lavoro di scrittura, concepito originariamente per raccontare l’ascesa di una rivoluzione ma giunto infine con il raccontarne l’inevitabile fallimento.

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«Ho partecipato al movimento e ho ben presto avuto voglia di consacragli un film» sostiene Diab. «È a seguito delle vicende che segnarono il 2013 che io e mio fratello Khaled, abbiamo avuto l’idea di Clash. Le forze presenti, in conflitto, erano le stesse: i rivoluzionari, i Fratelli Musulmani e l’esercito. Ironicamente, l’unico soggetto che abbiamo trovato sulla rivoluzione, era proprio il suo fallimento».

Dopo il lungometraggio d’esordio di Cairo 678 (Les Femmes du bus 678), in cui tre donne combattevano unite contro lo sciovinismo maschile, Diab torna con un’opera drammatica, disturbante e claustrofobica, politicamente impegnata ma che rinnega prese di posizioni.

In una delle tante giornate di ordinaria violenza, decine di manifestanti, tra cui due giornalisti e sostenitori di ambedue i fronti in rivolta, vengono fermati e reclusi all’interno di un furgone delle forze militari. Di estrazione sociale, età e sesso differenti, i protagonisti si vedranno costretti ad accantonare divergenze di natura politica o religiosa che siano, per far fronte, in un intenso quanto agghiacciante finale, ad una brutale violenza che indiscriminatamente si abbatterà su tutti loro.

Articolo scritto da:
Alex Zambernardi

Alex Zambernardi

Nato a Magenta nel lontano 1991, nel 2015, conclusa una triennale nell'ambito della comunicazione, sopraffatto dalla passione cinefila intraprende la laurea magistrale in Cinema e Media presso l’Università degli Studi di Torino. Su Arte Rivista si occuperà di raccontare il meraviglioso mondo della settima arte.
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