4 febbraio 2016
CATEGORIA: Mostre ed Eventi

Il simbolismo europeo tra incubo e mito

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Arte Rivista – Milano

IL SIMBOLISMO EUROPEO TRA INCUBO E MITO

Tra Alfons Mucha, Raffaello e Schiele a Milano sbocciano Les fleurs du mal; le sale tetre, l’intonaco scuro, pochi spiragli dietro le tele, quasi a voler creare un corridoio tra l’uggiosità milanese e il buio del sogno. Fino al 5 giugno il capoluogo lombardo avrà il piacere di ospitare un’esposizione fuori dal comune: “Il Simbolismo” a cura di Francesco Mazzocca, Claudia Zevi e Michael Draguet.

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Diversi sono i sentieri lungo i quali si incammina il visitatore, costantemente accompagnato dai versi di Baudelaire, scritti sulle pareti.

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Il simbolismo, corrente artistica che si sviluppa in Francia dalla fine del 1800, nasce in avversione al realismo, al razionalismo e al progresso, dando voce agli antri della coscienza fino ad ora rimasti in silenzio. Sono il sogno e l’incubo, la morte e lo spirito le tematiche degli artisti simbolisti, ispirati dai fumi dell’oppio. Il simbolismo riscopre la mitologia classica, l’amore carnale, i riti naturali delle foreste, satana e l’eterna giovinezza, spogliati dalle inibizioni e sviscerati dalla psicanalisi.

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Il percorso espositivo si snoda in diverse sezioni e si apre con un dipinto di Middeleer dove ‘Una demoniaca’ ci scruta sin dall’entrata, attorniata da fiori sanguigni, a ricordo dell’oppio baudelariano. Una grade tela dai toni insolitamente vivaci presenta delle donne fluttuanti con fiori tra le mani, al centro un fanciullo, forse l’autore stesso nel fiore degli anni, sottoposto ad un antico rito d’iniziazione, siamo di fronte a “L’eletto” di Hodler.

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IL CICLO DEL GUANTO

Si tratta di una serie di disegni, ad opera di Klinger, raffiguranti il pittore stesso, nelle vesti di un giovane, che sulla pista da ghiaccio raccoglie il guanto perso dalla donna che ama. La storia si trasforma in sogno, nel quale Klinger non riuscirà mai a riconsegnare il guanto alla fanciulla, perché costretto a soffrire pene d’amore. Le linee sconfinano nell’onirico quando delle onde salmastre irrompono nella camera da letto del malcapitato e il guanto è portato da un cocchio trainato da cavalli.

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La morte si intreccia con la mitologia classica producendo capolavori dalla suggestione inconfondibile, velati di mistero e magia. È il caso di “Esiodo e la musa” di Moreau, dove una figura femminile avvolge in un morbido abbraccio alato Esiodo da dietro, in una pennellata precisa. L’Orfeo morto di Delville, per la prima volta in Italia, ipnotizza con i suoi toni di blu e il volto assopito tra le macerie di teschi e relitti.

Un allegro scheletro maneggia vasi di terracotta di un lugubre orto-giardino, è uno dei protagonisti dello schizzo preparatorio del ‘Giardino della morte’ di Simberg, dove le pianticelle germoglianti sarebbero simbolo delle anime che giungono in quel singolare luogo, dopo la morte.

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Creature soprannaturali affollano le tele dei pittori simbolisti, figure marine dai fianchi sensuali, donne metà umane, metà animali: nella sezione “Acqua metafora di vita” troviamo sia il mistero che l’amore carnale e dominante delle femmina sull’uomo. “Tritone e Nereide” sono assorbiti da un passionale bacio tra le onde del quadro di Klinger, “La sirena” di Sartorio in quest’avvallamento si culla e s’abbandona […] pallida, dalla fulva chioma sparsa, un braccio immerso e trasparente nell’acqua, l’altro ripiegato sul seno, con tentatrice mollezza […], sinuosamente descritta da Pirandello.

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È proprio la fulva chioma, che ci conduce ad un’altra tematica e alla prossima tela: le celebri “Carezze” di Khnopff. I capelli rossi delle fanciulle sono tipici della figura della femme fatale, che seduce e poi abbandona l’uomo. Anche nelle Carezze la sfinge, donna felino dalla chioma ruggine, sfiora Edipo con fasulla tenerezza, celando il destino di morte.

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L’affascinante sentiero simbolista si conclude con i pannelli decorativi di Zecchin, di chiara ispirazione klimtiana e le vesti preziose, dipinte in rilievo.

Abbandonatevi a questo stimolante viaggio introspettivo nelle arti visive di fine Ottocento, in solitaria, sono ammesse solo le voci dell’audioguida.

Articolo scritto da:
Vanessa Martinoli

Vanessa Martinoli

Con la passione per il colore dal 1994, tra Varese e Milano trova l'habitat ideale dove coltivare la scrittura e la passione per l'arte in ogni sua forma. Laureanda in Lettere moderne non smette di credere in un futuro professionale costellato di vernissage e carta stampata.
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