27 dicembre 2015
CATEGORIA: Arte Italiana

Il segreto di un bravo vignettista? Non prendersi sul serio. Parola di Giovanni Beduschi

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Arte Rivista – Milano

Giovanni Beduschi, cartoonist, caricaturista, vignettista, autore satirico e organizzatore di eventi umoristici ci racconta il suo ultimo libro, Il mondo di Gio, Cris e Ricky. Mettendo in scena la propria famiglia l’autore coglie, deforma ed amplia il lato comico presente nella vita di tutti i giorni.

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Come nasce il tuo ultimo lavoro? 

In realtà è nato quasi per gioco. Un giorno in macchina ho sentito alla radio la voce di Don Antonio Mazzi che diceva che in un periodi di difficoltà e di tragedie come quello in cui ci troviamo la cosa che resiste e su cui è ancora possibile contare è la famiglia. Questa idea mi è piaciuta subito e così me la sono segnata e per un po’ non ne ho fatto niente. Poi mi chiama il mio editore per un libro, ma non mi andava di scriverne uno di satira perciò gli ho proposto qualcosa di diverso: un libro in cui la mia famiglia facesse da protagonista e in cui fossero presenti tutti i piccoli e grandi problemi della vita quotidiana presi però sul ridere. Il motto è prendersi in giro.

Quanto è presente l’elemento autobiografico?

Tantissimo! Davvero molto su tutti e tre i personaggi (io, mia moglie e mio figlio). Ad esempio la passione del personaggio Ricky per le iguane è presa tale e quale dalla realtà. Ma ci sono anche altri personaggi, amici e conoscenti, sotto pseudonimi. Ho poi aggiunto e modificato storie che mi sono state raccontate.

Qual è la vignetta de Il mondo di Gio, Cris e Ricky a cui sei più affezionato?

Devo dire che mi piace tutto il libro in sé. Anche se l’immagine, più che scena, che trovo più rappresentativa in assoluto è quella in copertina: rappresenta una famiglia pronta per partire per un viaggio con la valigia, l’ombrellone… insomma, una classica foto di famiglia prima della partenza.

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Parlaci un po’ di te. Com’è nata la tua carriera? 

Ormai sono 30 anni che lavoro come vignettista satirico. Tutto è iniziato quando, al primo anno di asilo, lo psicologo chiamò i miei genitori per sapere se i disegni che portavo fossero davvero miei oppure me li avessero fatti loro. Sciolto l’impasse fu chiaro che presentavo già da piccolissimo un particolare e spiccato talento. E così circa a 13 anni mi si è presentata l’occasione di partecipare ad un campo di approfondimento a Scandici e conoscere Sergio Staino. Nel 1994 la mia carriera di vignettista satirico approda sul giornale Zona Nove. Passo poi a lavorare per altre riviste ormai scomparse come Cuore, Tango e Emme, un inserto dell’Unità.  Senza dimenticare le collaborazione con periodici come il Corriere della Serail Giorno, la NotteL’UnitàCralGazzetta,Dipende, ma anche SmemorandaTFROmnibus. Adesso invece mi occupo di organizzare mostre umoristiche.

A proposito di mostre, sappiamo che sei finito pure negli States..

Anche questa volta è nato tutto per gioco. Avevo creato una serie di caricature di attori legati a film americani e ho girato un po’ per l’Italia con questa mostra. Poi, in occasione dei 90 anni della Metro-Golden-Meyer, mi ha contattato una società dicendomi che voleva avere alcuni miei disegni peri festeggiamenti. Pensavo scherzasse, ma alla fine 12 delle mie tavole sono state esposte a Hollywood.

Dagli Usa alla Francia: qual è stato il tuo coinvolgimento nelle iniziative fiorite dopo l’attacco terroristico del 7 gennaio scorso contro la sede del giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi?

Dopo quel giorno è successo che moltissimi disegnatori hanno iniziato a postare sui social disegni miei e di altri inerenti all’accaduto e così ho pensato di creare un e-book gratuito che raccogliesse tutte queste vignette. Al progetto hanno aderito alcuni disegnatori e amici come Lupo Alberto, Staino e molti altri. La raccolta è uscita parallelamente all’edizione del Corriere della Sera su Charlie Hebdo e vorrei dire che, nonostante tutte le critiche che ne sono scaturite per me è stato comunque un modo per omaggiare le vittime di quel giorno.

Di che cosa ti stai occupando adesso?

Al momento collaboro in una mostra sul gioco d’azzardo promossa dalla Casa del Giovane di Pavia ed è la prima mostra itinerante contro il gioco d’azzardo. Il progetto si chiama “AZZARDO: non chiamiamolo gioco” ed è a disposizione gratuitamente di Istituti Scolastici e Comuni che vorranno richiederla. Al momento si trova in una scuola di Foggia. In realtà è stata presentata anche a Bruxelles, davanti ai deputati europei attenti al tema.

Articolo scritto da:
Giorgia Prina

Giorgia Prina

Laureanda in Lettere moderne a Milano, cerca sempre nuovi modi per viaggiare e per conoscere il mondo. Sogna un futuro con lo zaino in spalla e una penna in mano.
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