12 gennaio 2016
CATEGORIA: Cinema

Enter the Love: L’Amore proibito secondo Gaspar Noé

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Arte Rivista – Torino

Un uomo irrompe nella camera della domestica e ne abusa sessualmente e brutalmente nella cornice sonora di una voce radiofonica logorroica che descrive i pensieri di un uomo travolto da un amore folle e passionale. Siamo nel lontano 1987 e questo, in breve, era il soggetto di Pulpe Amère, secondo cortometraggio di un fresco e novello Gaspar Noé.

Classe 1963, il regista argentino naturalizzato francese raggiungerà la notorietà con il mediometraggio Carne (1991) e il successivo, nonché lungometraggio d’esordio, Seul contre tous (1998), premiato sulla croisette francese alla Settimana Internazionale della Critica.

Protagonista delle due pellicole è uno psicotico macellaio senza nome consumato da un incestuoso amore per la figlia, Cynthia. Un personaggio entrato nell’immaginario filmico e frutto di uno stile autoriale e di una poetica controversa, non tanto nel contenuto quanto nella sua forma. Decadenza e nichilismo sono centrali in una filmografia che verte verso la sperimentazione di nuovi linguaggi, la ricerca di nuove modalità di rappresentazione e una coscienza autoriale che conduce il regista ad una continua oscillazione tra citazionismo (da Jean-Luc Godard a Martin Scorzese e Stanley Kubrick) ed autocitazionismo.

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Nel 2002 un secondo lungometraggio, Irréversible, condurrà infine il regista alla notorietà e al suo annoveramento tra le figure autoriali abbonate alla provocazione. Malgrado una censura non particolarmente severa, la vox populi mostrò dissenso verso una pellicola soggetta a latenti baluginii di omofobia e una divampante e brutale violenza. Una violenza fisica, nell’uccisione del reo a colpi di estintore. Una violenza psicologica, quella a cui viene sottoposto lo spettatore (parimenti ad un Alex deLarge di Arancia Meccanica) con la celebre scena cult, un vero e proprio piano sequenza di 9 minuti, dello stupro ai danni di un’inerme Alex, interpretata da Monica Bellucci. Interessante non è tanto l’anticonvenzionale struttura narrativa del lungometraggio, che partendo dai titoli di coda propone una narrazione costruita su sequenze nette e cronologicamente a ritroso, quanto il linguaggio adottato dal regista. Il montaggio è nevrotico, la macchina da presa voyeur indaga e vortica immune alla forza gravitazionale intorno ai personaggi nei lugubri recessi di un club gay BDSM tra sodomia e disperazione, accompagnata da musica elettronica e suoni a bassa frequenza mirati a disorientare e nauseare lo spettatore. Si è parlato di Cinéma du corps, di New French Extremism, per un’opera psicotica in precario equilibrio tra una decadenza sessuale (lo stesso Gaspar comparirà, in un breve cammeo, in un atto di autoerotismo) e morale (poiché, come se non bastasse, un ultima sequenza rivela la gravidanza di Alex al momento dell’abuso).

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Enter the Void, presentato al Festival di Cannes nel 2009, rappresenta forse l’opera più significativa e meno controversa di Noé. Ispirato largamente al Libro Tibetano dei morti, l’opera ritocca il tema dell’amore, in questo caso fraterno e dai risvolti freudiani, risultando tuttavia più affascinante per le sue qualità di esperienza cinematica. Dominata da apparenti piani sequenza (le più ricreate in post-produzione) e un punto di vista apparentemente soggettivo, il lungometraggio è un flusso di coscienza di suoni e immagini stroboscopiche. Un melodramma lisergico e psicotropo lungi dall’esentare provocazioni talora citazionistiche (il primo piano di un feto abortito quale omaggio a 2001: Odissea nello Spazio, l’opera forse più cara al regista) o nella figurazione di sesso e droga quali unici espedienti per il raggiungimento di uno status mistico ultra-terreno.

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Anticipato da alcuni poster NSFW, Love 3D ha esordito alla scorsa edizione del Festival di Cannes tra le proiezioni di mezzanotte. Quella che in apparenza sembrava l’opera meno provocatoria di Gaspar Noé risulta essere la più discussa. Se in Russia Vitaly Milonov (politico noto per le sue posizioni omofobe) paragonò il film al Mein Kampf e ne richiese la censura; in Francia, per iniziativa di Promouvoir e malgrado il ricorso del Ministero della Cultura, il film sarà vietato ai minori di 18 anni.

L’intento di Noé viene di per sé enunciato dalla bocca del protagonista Murphy, aspirante filmmaker e forse rilettura di un’ingenua controparte dello stesso regista, ed è quello di realizzare un film di “sangue, sperma e lacrime”. Il titolo non è ironico e Love tratta difatti del conflitto di Murphy (Karl Glusman), tra l’irreversibilmente e costretta relazione con Omi (Klara Kristin), a seguito di un’imprevista gravidanza, e l’amore passionale per l’ex fidanzata Electra (Aomi Muyuck), i cui ricordi vengono ripercorsi lungo tutta la pellicola fino al momento del loro primo ed innocente incontro.

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La violenza è presente, ma è quella che risiede nella dipendenza fisica tra due amanti. Da Ecco l’Impero dei Sensi (1976) ed un più recente La Vita di Adele (2013), sono pochi i film e gli autori che hanno osato portare sul grande schermo una simile rappresentazione di amore e passione carnale. La provocazione persiste, tra la discesa della coppia in un club parigino di scambisti e il primo piano di un’eiaculazione maschile in macchina da presa (che sfrutta appieno le potenzialità del 3D), ma emerge una riflessione sull’ottica e la morale contemporanea che paradossalmente, rispetto alla violenza di Irréversible e l’abuso di droghe di Enter the Void, giudica più riprovevole e degno di censura l’amore primordiale, forse ossessivo ma naturale di Love.  Nelle loro apparenti distanze, le opere di Noé (non per nulla continuamente impegnate nell’autocitarsi) risultano accomunate dall’idea di un tempo che distrugge un mondo e i suoi protagonisti, sommessi alle loro dipendenze (“le Temps Détruit Tout”, come riportavano i titoli di coda di Irréversible).

Ma se l’immagine filmica, immortalandoli, sottrae i personaggi dalla morte, l’immaginario cinematografico propone una realtà atemporale dove il futuro si manifesta nei sogni profetici del presente e il passato non è altro che un incubo odierno ed ossessivo. La Settima Arte quale ultima ed unica salvazione dalla distruzione.

Love 3D di Gaspar Noé verrà presentato in anteprima nazionale in apertura del Fish&Chips Film Festival, primo festival internazionale in Italia dedicato al cinema erotico e alla sessualità, in programma a Torino dal 14 al 17 gennaio 2016.

Articolo scritto da:
Alex Zambernardi

Alex Zambernardi

Nato a Magenta nel lontano 1991, nel 2015, conclusa una triennale nell'ambito della comunicazione, sopraffatto dalla passione cinefila intraprende la laurea magistrale in Cinema e Media presso l’Università degli Studi di Torino. Su Arte Rivista si occuperà di raccontare il meraviglioso mondo della settima arte.
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