17 dicembre 2015

BRANDALISM, l’arte smaschera i potenti

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Arte Rivista – Parigi

Immaginate di trovarvi a Parigi. Uscite di casa e vi sedete sotto la pensilina della fermata dell’autobus aspettando di andare al lavoro, a scuola, a fare la spesa. Come ogni giorno osservate il cartellone pubblicitario che occhieggia alla vostra sinistra. Una bella hostess dell’Air France vi guarda ammiccando. Nulla di strano, ma qualcosa non torna:

«Contrastare il cambiamento climatico? Certo che no, siamo una compagnia aerea»

è lo spiazzante messaggio che campeggia sotto la foto. Spiazzante non solo per l’accostamento di una grossa multinazionale a uno slogan antiambientalista, ma anche perché la Parigi nella quale vi trovate è quella del Cop21, che si è concluso lo scorso 11 dicembre.

 

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Sono più di 600 i cartelloni che dal 29 novembre scorso sono apparsi in tutta la città denunciando l’ingerenza delle multinazionali sui negoziati sul clima aperti il 30 novembre e conclusisi pochi giorni fa. L’opera di affissione è stata davvero notevole se si pensa che è avvenuta nella totale illegalità in una città in pieno stato d’urgenza.  In pochi giorni, ad opera di anonimi personaggi in pettorina arancione, sono stati posizionati negli spazi pubblicitari appartenenti alla JCDecaux, una delle più grandi imprese pubblicitarie e sponsor ufficiale dei negoziati del Cop21.

 

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Ma da dove viene tutto questo?

I cartelloni sono opera di artisti tutt’altro che anonimi membri del progetto anti-pubblicitario Brandalism, nato nel Regno Unito nel 2012. Gli autori, street artist provenienti da tutto il mondo, sono 82, di cui anche 4 italiani: BR1, Fra Biancoshock, Millo e Opiemme. Uniscono le loro abilità per un’azione di subvertising e partono dalla «democratica convinzione che la strada è un luogo di comunicazione, che appartiene ai cittadini e alle comunità che ci vivono. Gli interventi sono “una ribellione contro l’assalto visuale dei giganti mediatici e i magnati pubblicitari che esercitano una stretta mortale sui messaggi trasmessi nei nostri spazi pubblici”, per citare il loro sito, dove per altro appare l’irriverente dicitura di “unofficial partner” sotto il logo del Cop21.

 

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Oltre alla già citata Air France sono state prese di mira la Mobil, la Volkswagen e la Total e anche alcuni politici come Barack ObamaFrançois Hollande, David Cameron e Angela Merkel. Rappresentativa l’immagina di Shinzo Abe pensieroso e dalla cui testa spuntano nere ciminiere. Presenti anche rappresentazioni inquietanti della situazione climatica attuale: l’Alice di Lewis Carroll con una maschera antigas o l’invito a godere del cambiamento climatico in un pianeta preda di inondazioni e catastrofi naturali.

 

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«Noi riprendiamo possesso degli spazi pubblicitari – afferma uno degli artisti sul sito dell’organizzazione– perché vogliamo denunciare il ruolo che la pubblicità gioca nel promuovere un consumismo insostenibile. L’industria pubblicitaria alimenta il nostro desiderio per i prodotti che pesano sulla disponibilità di energie fossili e che hanno un impatto diretto sul cambiamento climatico. Sono le stesse che sponsorizzano i negoziati climatici e gli eventi ad essi  paralleli».

 

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La fine dei cartelloni? «Probabilmente– ci dice 2501, street artist italiano che fa parte di Brandalism-  sono stati tolti dalla stessa compagnia pubblicitaria al momento del cambio prestabilito anche perché essendo davvero tantissimi e distribuiti in tutto lo spazio cittadino sarebbero stati difficili da controllare ed eliminare in breve tempo».

Articolo scritto da:
Giorgia Prina

Giorgia Prina

Laureanda in Lettere moderne a Milano, cerca sempre nuovi modi per viaggiare e per conoscere il mondo. Sogna un futuro con lo zaino in spalla e una penna in mano.
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