Addio a Eugenio Carmi, maestro astrattista

Arte Rivista – Zurigo
L’artista genovese avrebbe compiuto il 18 febbraio 96 anni, ma si è spento il 17 in una clinica di Lugano.
Da qualche settimana Carmi aveva chiuso lo studio di Porta Romana e aveva cominciato a salutare gli amici, prenotando la propria eutanasia proprio per il giorno del suo compleanno. Ma la morte lo ha anticipato di poche ore.
Nato a Genova nel 1920 Eugenio Carmi si era trasferito a Zurigo nel 1938 per sfuggire alle leggi razziali. Al Politecnico della città svizzera si era poi laureato in chimica.
La passione per la pittura lo aveva però accompagnato fin dall’adolescenza e al suo ritorno in Italia aveva cominciato a studiare a Torino sotto la guida di Felice Casorati.
Dagli anni Cinquanta si era distinto tra gli esponenti dell’astrattismo italiano, per poi giungere alla fine degli anni Sessanta alla realizzazione di opere caratterizzate dal rigore delle forme geometriche.
Nel 1966 aveva partecipato alla Biennale di Venezia e, negli anni seguenti, insegnato all’Accademia di Ravenna e di Macerata, e illustrato favole di Umberto Eco.
La sua ricerca continua lo aveva portato a non limitarsi alla tela, ma a sconfinare in un mondo di materiali nuovi che recuperava dalle fabbriche (come il ferro e l’acciaio) per farne opere d’arte. Opere incentrate sulle leggi matematiche della natura, anche attraverso interventi materici e sovrapposizioni.
Dal dicembre del 2015 il Museo del Novecento di Milano ospita alcune sue opere nella mostra “Appunti sul nostro tempo”, che è stata prorogata fino al 13 marzo. Il titolo dell’esposizione ben racconta lo spirito di modernità che animava Eugenio Carmi, uno dei grandi dell’astrattismo italiano, nonché l’ultimo della generazione genovese di Lele Luzzati e Flavio Costantini.
