27 giugno 2017
CATEGORIA: CuriositArte

Ipotesi di vita possibili: Via Malaga

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Arte Rivista – Milano
Ho trascorso una giornata in Via Malaga 20143 in occasione del Malagatelier, un evento a metà fra il festival artistico e la festa di quartiere. Questo è il mio reportage.

All’uscita della fermata della metro Romolo, una densa nube di smog mi avvolge. Le macchine sfrecciano all’incrocio della circonvallazione, nel punto di contatto tra centro e periferia. Sono le cinque del pomeriggio di un sabato torrido. Sotto il ponte, dei ragazzi disegnano un graffito; altri chiacchierano in sella alle loro bici.

Svolto a destra e arrivo a destinazione: Via Malaga.

soundpainting

Varcato il cancello del civico numero 4 mi ritrovo in un enorme cortile circondato da appartamenti dalle facciate verdissime. Il rumore delle macchine è un ricordo lontano. Lo straniamento lascia spazio pian piano a una sensazione di calma.

Negli spazi che un tempo ospitavano le concerie alla Barona, si è sviluppato un complesso abitativo che oggi conta oltre un centinaio di unità e ospita professionisti del settore creativo: fotografi, artisti, stilisti, designer e videomaker. Ci sono coppie con bambini piccolissimi o figli adolescenti, professionisti a partita IVA e studenti in affitto.

C’è chi si è appena traferito e chi, invece, con via Malaga ha una lunga storia: l’artista Pino Deodato vi è approdato per la prima volta nell’inverno del ‘70. Mi racconta che già in quegli anni la conceria era stata dismessa e i locali presi in affitto da un gruppo di artisti milanesi.

foto giornata

Oggi Via Malaga apre le porte agli amici per Malagatelier, una festa di condominio che somiglia a un festival artistico. L’evento, giunto all’undicesima edizione, nasce nel 2006 “con l’intenzione di dare voce a un aspetto di via Malaga che altrimenti rischiava di rimanere sottotraccia”, mi racconta Tommaso Correale Santacroce, ideatore dell’iniziativa. La scintilla, dice, è partita proprio dal civico numero 6, anche se non è mancato, nel corso delle varie edizioni, il coinvolgimento dei vicini del civico 4. Negli ultimi anni a Tommaso si è affiancata Virginia Roghi, giovane inquilina del posto: “Quello che noi facciamo”, mi dicono, “è cavalcare un cavallo a briglia sciolta. Diamo solo delle indicazioni di base, poi ognuno organizza un mondo a sé”.

Nel corso del pomeriggio assisto a una serie variegata di spettacoli: “La ballata del Burattino”, spettacolo per bambini, ma anche per grandi, realizzato da ABC Musica Teatro; la sperimentazione di disegno dal vero di Pueblo Lab, accompagnata dalla musica dei Va de Bolero; il concerto soundpainting diretto dal maestro Nino Locatelli e il reading di gruppo “Racconti orfani”.

Passeggiando fra i cortili mi soffermo a guardare le illustrazioni di Elisa Cencin e la serie di scatti fotografici “Donne in viaggio” di Leyla Degan, entrambe giovanissime artiste di Via Malaga. Alzando lo sguardo, si scovano i Santi Tommasi a muro di Deodato.

abitanti

A giudicare dalla qualità e dall’abbondanza delle esposizioni, i presupposti perché Malagatelier possa diventare un festival artistico aperto al grande pubblico ci sono tutti. Se ciò finora non è accaduto è per un preciso intento degli organizzatori: “Malagatelier rimane un accordo fra privati che fanno una festa a casa propria”, sottolinea Tommaso. Un evento, insomma, che è espressione autentica e spontanea degli abitanti di un piccolo quartiere e che tale vuole rimanere.

Girovagando fra le viuzze e i cortili dei civici 4 e 6, è facile scordarsi di essere a Milano. L’atmosfera è di quelle che si fa fatica a trovare in altre zone. “In via Malaga, pur mantenendo ognuno la propria autonomia e indipendenza abitativa”, mi dice Deodato, “è facile ritrovarsi negli spazi esterni per condividere momenti di svago o anche per confrontarsi sul proprio lavoro”. L’intero complesso dà l’aria di essere un piccolo paese. Il cortile è come una piccola piazza, luogo di aggregazione, condivisione e scambio e i bambini sono liberi di giocare, nelle piccole vie attigue dove le macchine non passano.

Non è strano amare Milano ma cercare posti che non sembrano poi tanto Milano? Mentre mi allontano da via Malaga mi riabituo ai rumori e mi immergo nelle luci di un sabato sera d’estate. Forse ciò che rende speciale questo posto, penso, è l’essere a un passo dalla circonvallazione, poco lontano dal traffico, dietro l’angolo di una città che non smette mai di rivelarsi nei modi più inaspettati.

foto di Tommaso Correale Santacroce

Articolo scritto da:
Vincenza Giglione

Vincenza Giglione

Siciliana dal 1990, dopo gli anni passati a Milano e a Londra non ha ancora perso i ricci né l'accento. Scrive perché non sa guidare.
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